La villa di Rimorelli, a lungo proprietà della famiglia Pecori Giraldi, dalla quale fu donata nel 1979 al comune di Borgo San Lorenzo, rappresenta uno degli edifici più interessanti della zona di Borgo San Lorenzo. Sorta probabilmente sul luogo di una antica costruzione dei Giraldi, una delle più illustri famiglie del territorio di Borgo San Lorenzo, divenne di proprietà del conte Antonio Pecori nel 1748, il quale aggiunse al proprio cognome quello dei Giraldi. La grande villa, che si sviluppa su due piani, presenta una bella facciata di gusto rinascimentale sormontata da una robusta torre merlata, ampiamente restaurata nel 1902. La decorazione degli ambienti interni della villa deve essere iniziata già nel secolo scorso, poiché il Chini, nella sua Storia del Mugello ricorda le pitture che vi avrebbe eseguito il pittore borghigiano Angiolino Romagnoli (1836 - 1890). Inoltre, già intorno alla metà del secolo (1854) prende avvio l’intervento dei Chini nella decorazione della villa, poiché Pietro Alessio, con la collaborazione del giovane figlio Pio, esegue dei lavori al suo interno. Queste opere, o almeno i resti di esse, sono forse riconoscibili nelle decorazioni vegetali e del tipo a grottesche vivacemente policrome di alcuni ambienti del piano terra della villa. In seguito l’impresa decorativa, soprattutto della parte nobile dell’edificio viene continuata da Leto Chini, la cui partecipazione è molto probabilmente riconoscibile nei dipinti di ispirazione medievale e quattrocentesca del salone di ingresso. Infatti, lo stesso Leto, in una annotazione all’autobiografia del fratello, padre Lino Chini, ricorda che nell’agosto del 1902 si trovava a lavorare nella sala araldica della villa Pecori Giraldi a Rimorelli.
Probabilmente tra il 1906 ed il 1911, dopo i restauri dei primissimi anni del secolo, interviene, chiamato dal proprietario generale Guglielmo Pecori Giraldi, Galileo Chini, che si occupa prevalentemente della continuazione del complesso apparato pittorico della sala d’ingresso; questa reca soprattutto gli stemmi e le imprese di nobili famiglie fiorentine imparentate nel corso dei secoli con i Pecori Giraldi, e quelli relativi ad illustri suoi componenti. Con il terremoto del 29 giugno 1919 anche la villa e le sue decorazioni dovettero subire notevoli danni, ed i successivi lavori di restauro furono presumibilmente affidati per la parte decorativa, a Tito Chini, che era stato, fra l’altro attendente del generale Guglielmo Pecori Giraldi, durante la prima guerra mondiale. Tito condusse l’incarico con l’aiuto dello zio Pietro molto probabilmente tra il 1920 ed il 1922, date che è ancora oggi possibile leggere in due distinti luoghi della villa, a testimonianza che l’impegnativo lavoro riguardò tutta la decorazione della parte nobile dell’edificio. La grande sala d’ingresso, sulla quale si apre la porta principale, costituisce il cuore della villa ed il fulcro dell’intero apparato decorativo. Tutte le sue pareti sono ricoperte di pitture.
Sulle pareti ovest e sud si vedono quattro stemmi, rispettivamente di Eleonora Von Tautphoeus, moglie di Alessandro dal 1892, anno che potrebbe anche essere ritenuto quello di esecuzione del dipinto, di Anna Maria Capponi, di Giulia Niccolini, sposa di Bernardo Pecori Giraldi dal 1809 e di Teresa Suarez De La Concha: questi dipinti mostrano caratteri ottocenteschi di intonazione accademica e sembrano costituire le parti più antiche della decorazione, risalente probabilmente alla fine del secolo scorso. Un secondo più numeroso gruppo è costituito dalla complessa decorazione del soffitto, da una serie di stemmi e figure araldiche, dalle fasce decorative delle pareti e dallo zoccolo con formelle quadrilobe a monocromo. Si tratta di dipinti di evidente imitazione medievale e quattrocentesca che possono essere identificati con quelli ai quali Leto Chini stava lavorando nel 1902, data la vicinanza con la decorazione delle sale della villa medicea di Cafaggiolo, che egli aveva compiuto nel 1887 assieme al fratello Dario. In un ristretto, ma molto significativo gruppo di interventi si può riconoscere la parte dovuta a Galileo. Si tratta di lavori destinati a proseguire e forse completare la decorazione della sala, e probabilmente eseguiti tra il 1906, anno in cui le Fornaci San Lorenzo sorgono nel Mugello, ed il 1911. Sulla parete est della sala giganteggia la raffigurazione di San Giorgio che uccide il drago, che il Niccolai riferisce esplicitamente a Galileo. Il grande dipinto, ricco di dinamismo e di una vivace cromia, mantiene una intonazione medievaleggiante e favolistica di grande effetto e fascino, alla quale si associa la consueta eleganza grafica e lineare ascendenza Liberty e caratteristica della migliore ispirazione di Galileo. L’importante opera, fu molto probabilmente danneggiata dal già più volte ricordato terremoto e restaurata da Tito, assieme alle altre parti preesistenti della decorazione della sala. Più precisamente, da un biglietto di Pietro Chini, che collaborò con Tito in questa impresa, si viene a conoscenza che al San Giorgio fu rifatto lo sfondo dal decoratore Donatello Pietracaprina, sotto la direzione di Tito. Alla sicura mano di Galileo sono anche da attribuire altri stemmi come quello di Camilla Sebregondi, prima moglie di Guglielmo, caratterizzato da due eleganti plastici e flessuosi putti e da una splendida decorazione a rose di Glasgow e quello di Iacopo, Neri e Francesco Giraldi, dallo scudo incorniciato in un motivo a conchiglia che richiama le vetrate della navata centrale della Pieve San Giovanni Maggiore, e nella quale risalta il bellissimo festone vegetale che lo inghirlanda.
A Galileo è riconducibile anche lo Stemma di Francesco Guglielmo Pecori Giraldi, in cui, entro una stilizzata ed astratta ghirlanda bicroma, il pittore inserisce una decorazione vegetale con spighe di grano ed uno scudo con cornice neorinascimentale coronato da due splendidi putti che sorreggono un cesto di frutta dai delicati colori. A Galileo e anche da riferire lo stemma di Pietra Altoviti, con un bel festone vegetale. Sopra l’architrave della porta della parete ovest, che conduce nella saletta sottostante la torre, si trova una maiolica su fondo azzurro raffigurante in leggero rilievo il Volto di Cristo coronato di spine. Il manufatto, di notevole qualità per il bel contrasto cromatico e per il sicuro disegno, soprattutto dei biondi capelli, appare attribuibile a Galileo ed è riferibile, almeno come ideazione, ai primi anni del Novecento. Il completamento del complesso decorativo, proseguito con la direzione ed il diretto intervento di Tito, deve aver comunque visto la partecipazione di altri collaboratori come Dino Chini, oltre naturalmente a Pietro. Infatti si può osservare un gruppo di stemmi stilisticamente piuttosto eterogenei ma ugualmente riconducibili alla ben conosciuta tipologia decorativa dei Chini.
E’ comunque possibile anche che almeno una parte di questi stemmi sia stata dipinta tra il 1911 ed il 1920, nel periodo intercorrente tra la presenza di Galileo e l’inizio dei lavori di Tito e Pietro. Sulla parete orientale, di fianco alla porta d’ingresso alla grande sala del camino, si vede dipinta una grande impresa araldica di Lavinia Morosini, che il Maresciallo Guglielmo Pecori Giraldi sposò in seconde nozze nel 1917. L’opera reca le date 1921 - 1922 e la duplice firma di Tito Chini, sicura attestazione della sua attività nella villa Pecori Giraldi in quel periodo. Il dipinto, che reca oltre allo Stemma Morosini una piuttosto complessa allegoria della città di Venezia e dei trascorsi dogali della illustre nobile famiglia veneziana, è di un notevole livello qualitativo per la vivacità cromatica, e per la sicurezza del tagliente e solido disegno che sembra sintetizzare la forma secondo uno stile caratteristico di Tito e che è quasi Art Déco. Non si deve però dimenticare che Tito compie, anche e soprattutto nella produzione vetraria, opere stilisticamente molto vicine a quelle di Galileo, come è possibile appurare nelle vetrate dell’Hotel Roma, in Piazza Santa Maria Novella a Firenze, compiute negli anni Venti. La firma di Tito Chini, assieme a quella dello zio Pietro, e la data 1920 si ritrovano, molto consunte, sullo sguancio della porticina di accesso alla torretta della villa. L’intervento dei due Chini per restaurare o completare la decorazione della villa danneggiata dal terremoto, dovette essere molto ampio e riguardare numerosi ambienti.
Ritornati oltre la saletta della torre, si accede ad una ulteriore sala decorata con pitture floreali riferibili al XIX secolo, ove si trova un piccolo ma delizioso caminetto completamente realizzato con rivestimento a piastrelle delle Fornaci, appartenenti alla produzione standard della manifattura. Particolare interesse rivestono quelle con i mascheroni rossi, quelle col giglio e quelle col semplice motivo a losanghe. Questo camino rappresenta un felice e riuscito esempio della capacità delle Fornaci, e di Tito Chini in particolare, di utilizzare la normale produzione della manifattura per realizzare di volta in volta oggetti originali e dotati di un elevato senso decorativo.
Attraversando di nuovo il salone di ingresso si entra in un’ampia sala, sul fondo della quale si trova un monumentale Camino in terracotta dipinta. La sua struttura reca una decorazione a rilievo di imitazione rinascimentale e sulle lesene laterali si trovano gli stemmi Pecori Giraldi. Il rivestimento interno del camino è realizzato mediante piastrelle con motivo a linee spezzate e con quelle con fitta decorazione geometrica a triangolini, ideata da Galileo nel 1906 - 1911, e per il quale sono state sottolineate le anticipazioni dei modi della Optical Art. Sotto la finestre del salone si vedono degli splendidi pannelli in piastrelle maiolicate policrome che raffigurano finti tessuti in broccato con ricche e raffinate decorazioni floreali in lustro metallico di gusto orientaleggiante. La parte superiore delle pareti reca una fascia decorativa dipinta a monocromo, raffigurante stilizzati motivi floreali e a grappoli d’uva in tutto analoghi a quelli usati anche da Galileo per ornare alcuni suoi vasi. Altri ambienti mostrano vivaci pitture forse da avvicinare ad autori come Pietro Alessio o Tito Chini.
La visita al piano terra della villa si conclude nella saletta di accesso alla grande Scala Elicoidale che sale al piano superiore. Questo relativamente piccolo ambiente colpisce per la decorazione di due pareti, consistente in un motivo a finta tappezzeria a losanghe bianche e nere che scende da mezza altezza. La metà superiore delle pareti è dipinta in azzurro, mentre al coronamento corre una cornice dipinta ad archetti trilobati. Questa decorazione, di elegante intonazione neomedievale, assieme ai tre archi che introducono alla scala, costituisce uno dei meglio conservati ambienti realizzati dai Chini. La splendida curva della scala, la cui dinamica spirale rimanda ai modi liberty, occupa un vano decorato con motivi geometrici monocromi sul cui soffitto decorato con un motivo a finti cassettoni, si trova una bella ghirlanda che incornicia lo stemma triangolare dei Pecori Giraldi. La villa conserva alcune parti delle decorazioni dei bagni, per la maggior parte andate purtroppo perdute, costituite da piastrelle o da motivi vegetali dipinti, nonché alcune porte lignee originali. Molti ambienti dell’edificio risultano essere ancora adornati in alcune parti con motivi a spirali geometrici o vegetali stilizzati. Probabilmente provengono da un qualche ambiente della villa anche cinque ante di finestre, alcune delle quali quasi completamente rovinate, le cui tessere vitree conservano una bella decorazione tra Liberty e Déco. Mentre la parte centrale del pannello è costituita da una decorazione geometrica a quadratini e triangoli dorati, alcune tessere raffigurano il motivo dello scarabeo stilizzato, tanto caro a Galileo fino dai primi anni del secolo ad ampiamente impiegato nella produzione delle Fornaci.
Itinerario Liberty - Planning and Realization - Stefano Pelosi - www.stefanopelosi.it